AL CINEMA TRA NATALE E CAPODANNO

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Tra cinepanettoni, fantasy con effetti speciali e proiezioni in 3D, è quasi arrivato il periodo dell’anno in cui le persone affollano maggiormente le sale cinematografiche (sia per il freddo sia per le vacanze natalizie). Proprio per questo però, può risultare difficile scegliere, tra la marea dei film in uscita o appena sbarcati nelle sale, una buona pellicola, magari divertente ma non scontata  e soprattutto è sempre meno facile evitare un certo tipo di comicità banale e pecoreccia.

Ecco dunque un piccolo vademecum.

Intanto sono  usciti i divertenti “Due sotto il Burqa” dell’iraniana Sou Abadi e “Bad Moms 2 (Mamme molto più cattive)” di Jon Lucas e Scott Moore.  Non sono ancora riuscita a vederli ma intanto vi dico subito che il primo è già stato definito dalla critica, “una commedia antioscurantista che coinvolge la testa senza mai far leva su battute razziste”, nonché “la commedia più audace e irresistibile dell’anno”. La storia è quella degli innamorati Leila e Armand, ostacolati dal fratello di lei, Mahmoud, arrivato all’improvviso dallo Yemen dove ha aderito al radicalismo islamico. Dopo l’arrivo di Mahmoud, Armand è dunque costretto ad escogitare sotterfugi per poter vedere Leila, il più geniale dei quali è indossare l’abito integrale che lascia scoperti solo gli occhi e presentarsi a casa di Leila come una fanciulla di nome Sheherazade che necessita di lezioni. La studentessa velata però attrae l’attenzione amorosa di Mahmoud con le conseguenti inaspettate e divertenti complicazioni.

Per quanto riguarda le mamme cattive vi dico, invece, che avevo visto il primo e l’avevo trovato decisamente spassoso, nonché liberatorio pur non avendo figli (figuriamoci come sarà stato per chi ne ha). Sperando che il tenore sia rimasto più o meno uguale (il rischio dei sequel è che diventino brutte copie delle precedenti versioni), va detto che al trio di Mila Kunis, Kristen Bell e Kathryn Hahn (le tre mamme protagoniste che si ribellano al perfezionismo socio/scolasico imperante), si affiancano, in questa seconda versione, anche le bravissime,  Cheryl Hines, Christine Baranski e soprattutto Susan Sarandon, ovvero le nonne. Così potremo vedere le mamme cattive non solo più alle prese con i loro figli ma anche con le loro rispettive madri. Sperando che la cosa non risulti eccessiva.

Due film che mi sono decisamente piaciuti, anche se non proprio recentissimi, sono “The Place”, di Paolo Genovese e “The Square” dello svedese Ruben Ostlund.

Del primo non dirò molto, in primis perché è un film decisamente particolare e molto introspettivo che qualsiasi commento, rischierebbe di compromettere e poi perché in effetti si affida molto alla libera interpretazione soggettiva. Gli unici indizi che darò, sono: 1) il film è introspettivo, ma tutt’altro che noioso anche perchè il regista, è quello di “Perfetti sconosciuti” quindi, come dire, uno che di idee innovative, o almeno di trovate curiose, ne ha da vendere (nel senso letterale del termine), 2) il cast è decisamente notevole. Tralasciando la partecipazione dell’onnipresente Rocco Papaleo (non se ne può più di vederlo ovunque), si contano Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Alba Rohrwacher e Marco Giallini (solo per citarne alcuni).

Anche “The Square” è un film molto particolare, a tratti anche assai provocatorio. La trama in realtà non è fondamentale. Ciò che conta sono le situazioni e le gags paradossali che, man mano, si incontrano nel dipanarsi della vicenda. Comunque la storia si snoda (o si annoda) intorno alle vicende del curatore di un museo d’arte contemporanea di Stoccolma. O meglio le sue vicende personali si intrecciano con il suo lavoro e con il suo interrogarsi su cosa sia l’arte contemporanea e su quanto sia lecito osare in quest’ambito. Fino a che punto può spingersi, ad esempio, una provocazione insita in un’opera d’arte? E se una forma espressiva artistica causa estremo disagio, indignazione e sgomento (come succede per il video promozionale della mostra che il protagonista sta curando), occorre occultarne la visione? E in tal caso questa diventa una forma di censura?

Il film pone questo genere di quesiti e al contempo riesce a divertire con situazioni paradossali e irriverenti, mostrandoci anche uno spaccato di vita svedese.

Tra l’altro, il film in questione ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes ed è stato selezionato per rappresentare la Svezia agli Oscar 2018 nella categoria “Miglior film in lingua straniera”.

Da segnalare anche due film italiani al femminile. Nel senso che le registe sono donne.  Mi riferisco ad “Amori che non sanno stare al mondo” di Cristina Comencini e a “Gli sdraiati” di Francesca Archibugi. Anche questi non li ho ancora visti, quindi non posso sbilanciarmi però, a dirla tutta, un’idea me la sono già fatta. E non solo per via dei trailers. Parliamo, infatti, di due registe non certo alle prime armi, che hanno firmato pagine molto interessanti del cinema italiano. Mi riferisco a pellicole come “Scusate se esisto” e “Quando la notte” per la prima e a “Il grande cocomero” e “Mignon è partita” per la seconda. Giusto per citarne un paio tra i tanti. Comunque sono i miei prossimi film in lista.

Tra quelli che ho visto, invece, vi consiglio (anche se probabilmente dovrete recuperarli in qualche sala di proseguimenti prime visioni) “La ragazza nella nebbia”, tratto dall’omonimo romanzo di Donato Carrisi che ne cura anche la regia e “Mr Ove” dello svedese Hannes Holm. Per quanto riguarda il primo comincerò col dire che già solo il cast invoglia a vederlo: Toni Servillo, Alessio Boni, Galatea Ranzi,  Greta Scacchi, Jean Reno. E scusate se è poco. La storia è incentrata sulla scomparsa della sedicenne Anna Lou – brava ragazza dai lunghi capelli rossi appartenente ad una confraternita religiosa molto conservatrice. La ragazza scompare dal paesino montano di Avechot, dove abita, improvvisamente. A interessarsi del caso è l’ispettore Vogel, che ha una reputazione professionale da salvare e una propensione a fare leva sui mass media. La trama è un susseguirsi di colpi di scena che non vi svelerò, ovviamente, ma che rendono il film davvero appassionante.

Il secondo è incentrato invece sulla vita di Ove, un uomo che dopo aver perso la moglie e il lavoro, trascorre le sue giornate andando al cimitero e interessandosi quasi ossessivamente della sicurezza del suo quartiere, (tormentando al contempo i vicini per qualsiasi violazione delle norme). A quasi 60 anni, scontroso e depresso, Ove è anche deciso a farla finita ma i suoi bizzarri tentativi di suicidio falliscono sempre miseramente. La situazione per lui si complica quando arriva una nuova vicina: Parvaneh, una giovane donna iraniana, trasferitasi con il marito e le figlie. Costantemente disturbato, Ove non ha più tempo per i suoi propositi e inaspettatamente il destino, grazie ai nuovi arrivati, gli fa lentamente ritrovare la gioia di vivere.

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