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PRIMAVERA. IL RISVEGLIO DELLA NATURA

Il risveglio della natura, si sa, segna sempre un momento di grande cambiamento e trasformazione (anche se quest’anno ci sta facendo un po’ penare). Prati campi e boschi si ricoprono di erbe e verdure dalle proprietà depurative. Lattughe selvatiche, carciofi, cardi, tarassaco, ravanelli e cicorie disintossicano il fegato dall’alimentazione ipercalorica e grassa tipica dell’inverno e del periodo carnevalesco preparando il corpo a sintonizzarsi sui nuovi ritmi della primavera. La natura offre, puntuale e premurosa come sempre, il giusto rimedio per metterci nella condizione di affrontare il risveglio stagionale con forza ed energia. Nel mese di maggio scorpacciate di asparagi e fragole depurano pelle reni e vescica, mentre rose, acacia e sambuco (che bisognerebbe reinserire nelle nostre ricette) colorano i nostri piatti portando in tavola virtù benefiche per stomaco e intestino.

Simbolicamente la primavera è condizionata da un grande slancio verso la vita. All’inizio della stagione gli steli di grano spuntano nei campi e le gemme su alberi. Lo sforzo di ogni germoglio per erompere dalle zolle o dai rami richiede aggressività, audacia e tutta la forza di  Marte (pianeta del segno dell’Ariete).  In questo periodo si può dunque approfittare della frutta e della verdura che la natura ci offre, ognuna delle quali con proprietà nutrizionali e depurative importanti e anche perché no di erbe spontanee e fiori. In commercio si trovano numerosi manuali che insegnano a cucinare utilizzando i fiori. Per tornare agli esempi di cui sopra, ecco alcune curiosità. Sembra che gli asparagi fossero già conosciuti al tempo degli antichi egizi. Qualcosa che assomiglia assai a questa pianta è dipinto in affreschi egiziani del Terzo Millennio a.C. I Greci lo usavano come medicina e i Romani ne facevano largo uso. Sapevano anche che questa verdura non va cotta troppo a lungo, perché Svetonio, descrivendo un’azione avventata di Cesare Augusto, scrisse che la compì in un tempo più rapido di quanto ci voglia a cuocere gli asparagi: “citius quam asparagus coquantur”. L’asparago in origine era una pianta delle paludi salmastre e si trova ancora oggi allo stato selvatico in alcune di queste zone. Sembra che la coltivazione si sia estinta in Europa con la caduta dell’Impero Romano, ma fu reintrodotta dagli Arabi nel tardo Medioevo. Gli asparagi sono ricchi di fibra, vitamina C, carotenoidi e sali minerali (calcio, fosforo e potassio). A fronte di uno scarso apporto di calorie hanno però la caratteristica di stimolare l’appetito, oltre che essere depurativi e diuretici. Riducendo il ristagno di liquidi nei tessuti, sono indicati per chi vuole eliminare la cellulite, mentre sono sconsigliati per chi soffre di disturbi renali, di calcoli, prostatiti e cistiti.
Il nome della fragola, invece, deriva da “fragra”, radice simile a fragrans cioè profumo. Sembra che Linneo, che era ammalato di gotta da anni, si sia curato facendo grandi scorpacciate di fragole e guarì. Questo frutto svolge in effetti un’ottima azione disintossicante e lassativa e ha un bassissimo valore calorico.
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