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A VENT’ANNI ERO BELLA. DIARIO DI UNA DAMA DI CORTE

“L’intelligenza delle donne è un potere in Francia e una disgrazia al di qua delle Alpi”. Esordiva così nel suo diario, la marchesa Faustina Roero di Cortanze (1798-1872), al rientro di uno dei suo viaggi all’estero. Siamo nella prima metà dell’Ottocento e lei era considerata una delle donne più belle e affascinanti della Corte Sabauda. Fu, infatti, dama di corte e intima amica di Maria Teresa d’Asburgo-Lorena che nel 1817 andò in sposa al principe Carlo Alberto.

Ora i suoi diari, che documentano quasi cinquant’anni di storia di Casa Savoia – dalla restaurazione post napoleonica alla nascita del Regno d’Italia – sono stati raccolti e pubblicati in un volume dal titolo “A vent’anni ero bella – Diario di una dama di corte – 17 ottobre 1817 / 16 ottobre 1871” edito dal Centro Studi Piemontesi. Le prime considerazioni coincidono con il primo giorno in cui la marchesa, a soli 19 anni, prende servizio a corte: “Il Principe di Carignano” scrive “ha fatto oggi la sua entrata con la principessa. Grandi manifestazioni di gioia della folla … erano belli come la speranza …”.

Faustina ha un compito piuttosto arduo e cioè quello di accompagnare, come dama d’onore, la giovanissima e inesperta principessa, nella nuova vita di sposa che l’attende. Nonostante la giovane età, la marchesa ha già due figli ed ha già maturato una certa saggezza ed esperienza, ma soprattutto è consapevole della delicatezza del suo ruolo. “I principi, vogliono talvolta dimenticare il loro rango” scrive, “ma esigono che gli altri se ne ricordino sempre”. Non sono queste però le sue uniche doti. Honoré De Balzac la definisce anche “l’unica donna spirituale e colta d’Italia”.

Coniugando un notevole acume nell’interpretazione dei fatti e uno stile innegabilmente brillante, Faustina offre spunti interessanti anche sul carattere di alcuni dei protagonisti dell’epoca come quello dello stesso Carlo Alberto.

Ma Balzac non è l’unico ad apprezzarne le doti. Alcune tra le pagine più gustose del volume, annotano le gelosie dei cortigiani che si contendevano le sue grazie, ma anche le scaramucce verbali con lo stesso Carlo Alberto. Tra gli altri personaggi, ne ricercano la compagnia anche, Lamartine, i viceré di Milano, la duchessa di Parma, e il principe Metternich.

Di quest’ultimo in particolare scrive: “La sua conversazione è molto divertente, ha un’apparenza di semplicità e di bonomia che seduce” e ancora “Durante le lunghe ore di attesa che esistono sempre a corte, veniva spesso con il conte Wurmbrand a raggiungermi nell’angolo in cui mi mettevo e là chiacchierava in modo affascinante”.

L’attuale pubblicazione è frutto del ritrovamento di una parte dei diari manoscritti originali recentemente ritrovati al Castello di Racconigi, che sono così andati a completare le molte pagine già custodite nella Biblioteca Reale di Torino. Sono stati dunque integrati oltre vent’anni di ricordi, portati alla luce dalle curatrici, Maria Teresa Reineri e Cristina Corlando, attraverso un lavoro di ricerca tra le fonti disponibili, che ha permesso di identificare nei quaderni di Racconigi, la parte che andava appunto integrata.

Il risultato finale abbraccia cinquant’anni di vicende personali e politiche descritte dal punto di vista inedito di una testimone oculare che, seppur dietro le quinte, poteva cogliere umori, intrighi ed eventi che pongono il lettore di fronte ad un affresco singolare ed appassionante, unico nel suo genere. Non è facile, infatti, poter godere del punto di vista femminile sugli eventi storici, dal momento che a scriverne i resoconti furono quasi sempre uomini.

Durante i moti del 1821 ella descrive, tanto per citare un esempio, sia gli accadimenti politici sia quelli personali. Anche questi ultimi ci consentono di comprendere il clima e le emozioni di certi frangenti cruciali. Il 19 marzo Faustina annota, infatti, “Sono molto sofferente. Mi sono fatta curare di nascosto. Cos’è la salute di una donna in mezzo a così gravi avvenimenti? L’ordine non si ristabilisce, i reggimenti sono indisciplinati, i soldati disertano per tornare a casa, tutti rifiutano dei posti al governo. Hanno fatto due ministri della guerra in due o tre giorni al massimo e l’ultimo sta per essere rimpiazzato da un terzo. Il principe ha invano cercato di chiamare presso di sé quelli che sono uomini di stato nel paese. Tutti hanno rifiutato di prestare l’aiuto dei loro consigli illuminati e tutti hanno anche abbandonato Torino … i liberali sono scontenti, i realisti se ne vanno, noi partiamo stasera per la Savoia … il mio addio alla principessa e anche al principe è stato doloroso. Ella mi ha inviato dei suoi cavalli scrivendomi un biglietto bellissimo. Mi ha abbracciata a più riprese piangendo. Anche il principe piangeva e io più di loro”.

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