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MALPANCISTA

Ci sono parole, specie se di origine abbastanza recente, che sembrano evocare lo stesso tormentone che anni fa ci ponemmo a proposito il celebre duo canoro vincitore dell’edizione 1997 del Festival di Sanremo: che fine hanno fatto i Jalisse? qui invece ci chiediamo fine hanno fatto i malpancisti?

Secondo l’Osservatorio neologico della lingua, il sostantivo maschile femminile e aggettivo malpancista, comparso inizialmente a pagina 2 della Stampa del 4 giugno 1992 col significato di «manifestazione di fastidio o contrarietà; spesso con riferimento a situazioni di malcontento politico» è entrato nel gergo politichese per indicare coloro che – per principio – su alcune scelte non sono in sintonia con la direzione del proprio partito, scelte cui per altro si adeguano per senso di disciplina.

Se andiamo a vedere la situazione politica odierna – governo in carica e partiti italiani – vediamo che di espressioni di malpancismo sono ricche le cronache quotidiane; eppure il termine gergale se non nei fatti, nella lingua quotidiana è pressoché caduto in disuso.

Politichese. Sempre in tema di comunicazione, con politichese il giornalismo e i media definiscono negativamente il linguaggio usato da uomini e da commentatori politici astruso e involuto, spesso incomprensibile al vasto pubblico. Un fenomeno quello del linguaggio gergale, e qui allarghiamo il discorso, da cui non sono immuni anche altre professioni: la burocrazia istituzionale (apportare modifiche vs modificare); il legislatore (ovvero vs invece di); i legali (disdettare vs rescindere); il medico (faringite vs mal di gola); i commentatori sportivi (l’inerzia dell’azione vs la tattica) … L’esatto contrario cioè del linguaggio della cittadinanza.

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