IL SAGGIO E LA BAMBINA – RACCONTO TRATTO DA “LA SFERA DELLE STELLE FISSE”

218
Version 1.0.0

Saidou, lo sciamano da cui il giovane discepolo Idrissa aveva imparato tutto ciò che sapeva, un giorno gli aveva detto: “a volte il Cielo vuole farci capire che qualcosa di molto importante sta per avvenire.

E come fa a dirlo a noi piccoli uomini? Ci spaventa con qualcosa di nuovo, di mai visto

prima.”

Dicendo questo lo aveva guardato con insistenza negli occhi per vedere se il giovane Idrissa avesse capito… “di mai visto prima!” ripeté con voce grave.

Idrissa lo guardò attonito, cosa intendeva dire il grande sciamano?

“perdonami Maestro, cosa ci può essere di mai visto prima?”

Il vecchio sciamano, ormai avanti con gli anni lo guardò con affetto e dolcezza e come

spesso soleva fare rispose con un racconto.

Guardava in distanza il vecchio, con gli occhi socchiusi, verso il sole, perso nel ricordo:

“una mattina, poco dopo l’alba, stavo rientrando al villaggio dopo aver salutato il Sole per

primo, come ogni mattina, dalla Roccia Spaccata e Noaga una vedova, mi corse incontro

fino oltre la fine del villaggio”.

“Saggio Saidou vieni alla mia capanna, presto!”

“Cosa ti spinge a correre fino a qui di mattino presto?”

“La giovenca ha partorito saggio Saidou”

“Finalmente, cominciavo ad essere preoccupato, sta bene il piccolo?”

“Si saggio, ma devi vederlo, io non ho mai visto un cucciolo di quel colore!”

“Sai Idrissa, è nostro dovere vedere tutto ciò che succede al nostro villaggio e così accompagnai Noaga fino al luogo dove la sua giovenca aveva partorito: il piccolo era vispo e affamato ma era di pelo completamente bianco! Non si era mai visto da noi un animale simile. Lo guardai a lungo, e mi chiesi cosa poteva significare per noi la nascita di un vitellino di quel colore.”

“Cosa significò per il villaggio la nascita di quel vitellino bianco?” si chiese ansiosamente Idrissa senza aver il coraggio di disturbare il vecchio saggio perso nel ricordo.

“Quando portammo al villaggio il piccolo, tutta la gente si affollò attorno a noi, certo per curiosità, ma un gruppo di anziane donne incominciò a dire che quel vitello non lo volevano e che bisognava sopprimerlo. La figlia di Noaga , allora bambina, si buttò al collo del vitellino e gridava “No, lo voglio, lo voglio”.

Ne nacque una lunga e animata discussione sulla sorte del vitello e alla fine gli anziani del villaggio vennero da me.

“Saggio Saidou, Noaga, vuole tenere il piccolo appena nato; dice che, a parte per il colore, è bello e sano e darà latte come ogni altra. Lei e sua figlia sono povere e per loro la perdita anche solo di una sola bestia potrebbe significare fame. Un gruppo di donne e uomini anziani invece dicono che il vitellino porterà sfortuna al villaggio e va eliminato subito, anzi dicono che Noaga non doveva neanche portarlo fino al villaggio e che tu non dovevi permetterlo. Se non lo farà Noaga, ci penseranno loro ad eliminarlo. Tu cosa

pensi?”

Saidou si fermò e, come spesso faceva nel suo lungo insegnamento al giovane Idrissa girò a lui la domanda: “Tu cosa ne pensi, Idrissa?” chiese Saidou.

Idrissa rispose con grande imbarazzo, non voleva mettere in difficoltà il suo maestro: “io credo che si debba sempre rispettare e temere i segni che ci vengono dalla natura e se questo vitello era diverso da tutti gli altri, forse aveva qualcosa che non andava, forse anche se non si vedeva portava davvero sfortuna. Se tu hai deciso di portarlo al villaggio sapevi che ti saresti messo contro il consiglio degli anziani ma pensavi di fare la cosa giusta. Chi sono io per contraddirti, saggio Saidou?”

Saidou guardò con tristezza quello che sarebbe stato il suo successore: “Idrissa, tra poco sarai tu il prossimo sciamano del villaggio e dovrai abituarti a far valere i tuoi pensieri, a volte anche contro il consiglio degli anziani. Non devi aver paura di contraddire me! Comunque ti racconto cosa successe in quella strana estate”.

Alla domanda degli anziani risposi: “ho esaminato attentamente il piccolo, ho guardato la dentatura, la postura, come si muove e come si nutre. E’ uguale a tutti gli altri vitellini. A parte il colore del pelo. Io non so se porterà sfortuna al villaggio, certamente sopprimerlo porterà sfortuna a Noaga e alla sua figlioletta. Il male per il villaggio è incerto, il male per Noaga certo!”

“Ma la gente ha paura” dissero gli anziani

Allora mi venne in mente di proporre la costruzione di un recinto fuori dal villaggio per il vitellino, così esso non sarebbe entrato nel villaggio ma non avrebbe dovuto essere abbattuto. Accettarono! Noaga accudiva quel piccolo come poteva, in quel recinto assolato, con la paura che qualcuno lo uccidesse non appena lei avesse lasciato il villaggio per procurarsi l’acqua o qualcosa da mangiare per lei, la sua figlioletta e i suoi pochi animali.

Passarono i giorni e il vitello cresceva ma il caldo era terribile: ormai non pioveva da diverse settimane. A volte apparivano delle nuvole all’orizzonte ma si dissolvevano prima di giungere al villaggio. La gente incominciava apertamente a parlare dell’influsso negativo che quella bestia aveva sull’intero villaggio. E il vitello iniziò a deperire per il caldo non potendosi riparare all’ombra dei normali recinti ombrosi del villaggio: “che schiatti in fretta e ci liberi della suo presenza!” diceva la gente e la figlia di Noaga passava ore piangendo e accarezzando la povera bestia stremata. Il caldo era davvero insopportabile non solo per il vitello ma per tutti noi e la siccità stava ormai compromettendo i raccolti e le bestie non davano quasi più latte non trovando più neanche un filo d’erba da mangiare.

La mia autorità vacillava e i vecchi del villaggio dicevano che una stagione come quella non c’era mai stata prima e la conclusione evidente era che il vitello portava sfortuna. La bambina di Noaga venne da me piangendo:“Saggio Saidou, perché mi hai permesso di tenerlo se ora non posso portarlo nel recinto ombroso delle altre bestie? L’hai salvato per vederlo morire poco a poco ogni giorno?”

Io allora dissi alla figlia di Noaga:” cerca di farlo camminare e portalo nel recinto insieme a

tutti gli altri o morirà entro domani”.

Appena il vitello entrò nel villaggio e tutti seppero che io avevo dato il permesso alla piccola di portarlo all’interno del villaggio, il Consiglio del villaggio si riunì per chiedermi ragione del mio operato. Era sera e stava prevalendo il partito che voleva un nuovo sciamano al posto mio e l’uccisione immediata del vitello. Nessuno quasi fece caso alle nuvole che all’orizzonte diventavano sempre più scure e folte finché attorno alla mezzanotte caddero le prime gocce di pioggia.

Una pioggia tiepida, regolare, senza vento, bagnò la terra assetata, proprio il tipo di pioggia che penetra nel terreno e non scivola via, quella che giorni dopo raccoglieremo dal pozzo, quella che fa germogliare i semi e permette di graffiare con i nostri poveri attrezzi la dura terra. Il Consiglio si sciolse immediatamente perché tutti dovevano raccogliere quella meraviglia piovuta dal cielo e riempire otri, vasche, o semplicemente ballare felici sotto la pioggia.

“Piovve per tutto il giorno seguente, caro Idrissa” e l’espressione di Saidou si fece dolce e sognante.

Saidou proseguì: ”quando smise di piovere, la sera stessa fu nuovamente convocato il Consiglio del villaggio e presi la parola. Ecco cosa dissi giovane Idrissa”

“A volte la Natura manda dei segni e noi uomini, interpretandoli correttamente, possiamo aumentare ancora più la nostra armonia con tutto ciò che ci circonda. Alcune settimane fa, nacque il bel vitellino, in tutto uguale agli altri, tranne che nel colore. Mi fu chiesto di sopprimerlo e per nostra fortuna non seguimmo il parere dei molti e decidemmo di lasciarlo vivere, ma, nostra colpa, facemmo per lui un misero steccato privo di qualsiasi riparo dove nessuna nostra bestia e nessuno di noi avrebbe resistito a lungo.

Lo salvammo solo per mandarlo ad una morte lunga e tremenda. Lui invece resistette per settimane! Oltre ogni limite! Aiutato solo dalle carezze di una bambina.

Le nuvole guardavano da lontano il nostro villaggio avevano pietà per il vitellino bianco e si rifiutavano di venire qui da noi in un villaggio così duro a capire, così meschino, così sprezzante della vita. Perché noi lo lasciammo vivere ma non lo accogliemmo. E gli Spiriti che seguono ogni nostro passo, lo aiutano, lo sorreggono o lo intralciano, si chiedevano: basta soltanto il colore diverso per impaurire a tal punto i poveri abitanti di questo villaggio da rifiutare il dono di una nuova vita, che di solito viene festeggiato da tutti come il segno che gli Spiriti sono ancora favorevoli? Eppure il vitello è bello, e forte, talmente forte da resistere alle loro paure. Se non sono capaci di accettare una nuova vita, avrà detto lo Spirito della Vita, forse non meritano che la Vita si accompagni ancora a questo villaggio. E l’acqua del cielo, fonte di Vita stava lontana da qui.

Per nostra fortuna la piccola figlia di Noaga, ancora senza paure, amò da subito quel vitellino e oggi venne da me implorandomi dicendo: “saggio Saidou, lo hai salvato solo per vederlo morire di sete a poco a poco?”

“Anche gli sciamani a volte devono ascoltare i bambini, perché essi dicono sempre quello che viene dal loro cuore, senza pensare. E ciò che viene dal cuore puro dei bambini è suggerito loro dagli Spiriti. Infatti gli Spiriti parlano solo ai bambini o agli adulti che sono rimasti bambini dentro di loro, agli uomini che sanno stupirsi delle piccole cose che gli altri neanche vedono”.

“Diedi il mio consenso affinché il vitellino bianco potesse entrare nel nostro villaggio e gli Spiriti guardarono a noi e mutarono parere.” “Oggi finalmente hanno accolto il nostrodono”, si dissero tra loro e quindi ci hanno ritenuti degni di un altro dono molto più importante per noi: la pioggia.

Oggi non solo il vitellino bianco ma tutti i nostri animali e noi stessi possiamo finalmente riposarci e presto anche i nostri raccolti, le erbe della savana che sfamano le nostre bestie di nuovo potranno moltiplicarsi e forse presto nuovi vitelli nasceranno al villaggio, non importa di che colore. La piccola figlia di Noaga, lasciando parlare il suo cuore e non le sue paure ha permesso tutto questo”

“Idrissa, avrei forse dovuto ascoltare i vecchi saggi o forse ho fatto bene ad ascoltare la voce di una bambina senza paura?”


Il romanzo “La sfera delle stelle fisse” è in vendita su Amazon, anche in versione E-book

Articolo precedenteI FONTANE’ DELLA COLLINA
Articolo successivoAL PLANETARIO