ALIMENTAZIONE FUNZIONALE

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In ambito nutrizionale ci sono stati progressi scientifici notevoli: dalla scoperta dei principi nutritivi, passando attraverso le linee guida in continuo aggiornamento per una sana e corretta alimentazione sino ad arrivare al concetto di dieta equilibrata. La moderna scienza dell’alimentazione è andata oltre i concetti classici che hanno come obiettivo quello di evitare carenze nutrizionali e adeguare l’alimentazione di base a seconda delle varie esigenze individuali. Infatti la ricerca da circa una decina di anni è concentrata sull’identificazione di componenti alimentari biologicamente attivi, potenzialmente in grado di ottimizzare il benessere psico-fisico e di ridurre il rischio di sviluppare numerose malattie (nutraceutica). La differenza fondamentale tra i termini “nutraceutico” e “funzionale” sta nel fatto che il primo si riferisce al singolo componente con proprietà terapeutiche presente nell’alimento, mentre il secondo identifica l’alimento vero e proprio che mostra specifici effetti fisiologici.  Ciononostante spesso i due termini vengono utilizzati come sinonimi. Alcuni esempi di alimenti “funzionali” cui sono attribuite proprietà nutraceutiche sono: l’uva rossa, che contiene l’antiossidante resveratrolo; i broccoli, in grado di prevenire varie forme di tumori; la soia, che contiene isoflavoni per migliorare la salute delle arterie; ecc.

Il concetto di alimenti “funzionali” ebbe origine negli anni ‘80 in Giappone  e fu ripreso verso la fine degli anni ‘90 anche in occidente.  L’European Commission Concerted Action on Functional Food Science (FuFoSe) oggi definisce “funzionale” un alimento quando sia dimostrato con chiarezza che ha un effetto positivo su una o più funzioni dell’organismo in maniera tale da essere rilevante per il miglioramento dello stato di salute e/o riduzione del rischio di malattia, indipendentemente dal suo potere nutrizionale. Inoltre questo alimento deve poter esercitare il suo effetto per consumi normalmente compresi nella dieta.

Gli alimenti funzionali sono distinti in “convenzionali” e “modificati”. Alla prima categoria appartengono i cereali integrali, la frutta secca, la soia, i pomodori, tutti gli alimenti i cui componenti fisiologicamente attivi (fibre, beta carotene, licopene, acidi grassi polinsaturi…) sono naturalmente presenti nell’alimento stesso. Per il neonato, il miglior alimento funzionale convenzionale esistente è il latte materno. Nella seconda categoria rientrano invece i prodotti per i quali la tecnologia di lavorazione e di processo industriale arricchisce o addiziona l’alimento con uno o più componenti benefici (fibre, probiotici, vitamine..) oppure rimuove dall’alimento uno o più componenti che possono avere effetti negativi (proteine allergizzanti, alcool..) o ancora alimenti in cui siano state modificate le caratteristiche o la biodisponibilità di uno o più componenti. Tra gli alimenti funzionali “modificati” vanno compresi i prebiotici, i probiotici ed i simbiotici. La definizione di prebiotico è riservata alle sostanze non digeribili di origine alimentare (fruttoligosaccaridi, inulina..) che, assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti insieme al prebiotico. Il termine probiotico è invece  riservato a quei microrganismi vivi (lattobacilli, bifidobatteri..) che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo. Dall’associazione di prebiotici e probiotici si ottengono gli alimenti simbiotici che svolgono un’azione sinergica benefica sull’ecoflora intestinale agendo a diversi livelli: favoriscono la sintesi di sostanze fondamentali; facilitano la proliferazione e la differenziazione delle cellule delle mucose epiteliali; regolano la motilità intestinale e contrastano l’azione di eventuali  microrganismi patogeni.

In Europa si è osservato un crescente interesse dei consumatori per il rapporto tra alimentazione e salute. Oggi, infatti, è ampiamente riconosciuto che è possibile conservare la propria salute ed il benessere adottando uno stile di vita sano che include anche una dieta corretta e funzionale.                                                                                                     L’aumento dell’aspettativa di vita che ha portato alla crescita del numero di anziani ed al desiderio di un miglioramento della qualità di vita ed il conseguente aumento dei costi sanitari, hanno spinto governi, ricercatori e professionisti del settore sanitario e dell’ industria alimentare a cercare un modo più efficace per gestire tali cambiamenti. Ecco che in quest’ottica gli sforzi si concentrano per identificare alimenti funzionali potenzialmente capaci di migliorare salute e benessere e ridurre il rischio o ritardare l’insorgenza di gravi patologie quali malattie cardiovascolari, tumori , l’osteoporosi.  Molti organismi accademici, scientifici e normativi si sono impegnati attivamente nella ricerca dei fondamenti scientifici a sostegno delle proprietà dei componenti funzionali o degli alimenti che li contengono affinché il consumatore venga tutelato da affermazioni false e fuorvianti. Per questo motivo l’Unione Europea ha realizzato un programma nel 1999 (FuFoSe) coordinato dall’International Life Sciences Institute (ILSI) Europe con l’obiettivo di stabilire e sviluppare un approccio scientificamente fondato sulle evidenze a sostegno dello sviluppo di prodotti alimentari che possano essere ufficialmente definiti funzionali. Inoltre la mancanza di una documentazione attendibile relativa alla efficacia o dannosità di un prodotto alimentare, sia esso di tipo funzionale che nutraceutico, dovrà essere sempre evidenziata. I consumatori dovranno essere costantemente garantiti della sicurezza ed efficacia di tali prodotti, e la pubblicità ingannevole dovrà essere perseguita dalla legge. Tale scopo potrà essere raggiunto solo con la stretta collaborazione tra ricercatore e legislatore, e mediante l’applicazione di opportune norme nell’ambito della Comunità Europea.

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grazia

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