TURISMO CON GUSTO

549

Come sta il turismo enogastronomico italiano? Bene grazie, molto bene.  Rassicurazioni sulla buona forma di uno dei comparti dell’industria turistica nostrana a noi  più cari sono arrivate alla BITEG, la Borsa Italiana del Turismo Enogastronomico, che  è andata in scena alla fine di ottobre a Stresa.

Si sa che il tema del cibo e del buon bere raramente tradisce, visti gli innumerevoli food festival nel mondo, i successi di realtà come Eataly, Slow Food e la capacità di attrazione dei 4.886 prodotti tradizionali censiti, le 272 specialità dop e igp riconosciute a livello comunitario e i 415 vini Doc e Docg prodotti nello Stivale. E si sa che il turismo è il terreno su cui l’Italia può meglio coltivare con fantasia. Dunque, il binomio dei due comparti, quello enogastronomico e quello vacanziero, ha tutte le carte in regola per essere vincente. Soprattutto quando l’offerta è integrata da temi culturali, di sostenibilità e che affondino le radici nel territorio e nelle tradizioni. Insomma, quando il tema è fatto vivere con un approccio fortemente interdisciplinare, capace d’interpretare un mercato in continua evoluzione, sempre più alla ricerca di “mix esperienziale”: arte, cultura e buona tavola.

Negli ultimi dieci anni, il numero di turisti gourmand è raddoppiato e la domanda di food tourism in Italia rappresenta il 5% del totale. Secondo Coldiretti, il turismo del gusto vale il 30% della spesa turistica nel Bel Paese, con un giro d’affari stimato in circa 11 miliardi di euro. La spesa media per viaggio enogastronomico è di circa 193 euro . A concorrere maggiormente a questi risultati,  fra gli stranieri sono  i turisti provenienti da Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi. L’enogastronomia è da loro considerata un aspetto fondamentale del made in Italy, insieme all’arte e alla moda: due stranieri su tre considerano, infatti, la cultura e il cibo la principale motivazione del viaggio in Italia.

Ma anche per gli Italiani l’enogastronomia ha un ruolo importante nella vacanza: gli studi evidenziano che per più di un Italiano su tre il successo di quest’ultima dipenda proprio dal cibo e dalla degustazione di prodotti tipici locali. Non per altro più di quattro Italiani su dieci (42%) durante l’estate 2015 hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, bancarelle, agriturismi o mercati degli agricoltori, facendo volare il turismo enogastronomico. Inoltre anche le nuove generazioni sono buongustaie: tra i giovani italiani sono sempre più numerosi i “foodies”, ovvero gli amanti del buon cibo e del ben mangiare (circa 1 su 5).

Che l’argomento susciti interesse tra gli operatori del settore  è evidente anche dal fatto che la Bit, la principale Borsa italiana dedicata al turismo,  durante la prossima edizione (che si terrà a febbraio) punterà i riflettori sul segmento, dedicando una nuova area  all’enogastronomia e alla cultura per gli operatori specializzati nel turismo enogastronomico.

Dunque gli attori ci sono, la location anche, le scenografie sono perfette, gli estimatori numerosi. Sia quindi generosa la regia…

 

Articolo precedenteL’AMORE IN UN CLIMA FREDDO
Articolo successivo‘IL BACIO’ DI HAYEZ BATTE TUTTI