LA LINGUA BATTE (E IL DENTE DUOLE)

687

Parliamo ancora la nostra lingua? Sopra tutto, siamo in grado di capirla leggendone e scrivendone? Sembra di no. Autorevoli voci si sono alzate in difesa dell’italiano, inizialmente dall’invasione di vocaboli stranieri. Battaglia perduta, si direbbe: ancora recentemente il nostro ministero dell’economia discute di bond e quantitative easing come se tutti, italiani e parlamentari, fossimo sudditi di Sua Maestà britannica. Battaglia perduta perché
il linguaggio delle istituzioni è abitualmente scritto in un italiano diverso da quello che la gente quotidianamente usa (e capisce). Sul punto, due anni fa l’esperta di comunicazione Annamaria Testa lanciò una petizione: «Dillo in italiano» per chiedere all’Accademia della Crusca di farsi portavoce di un’istanza, un uso più accorto della lingua italiana da parte di chi ha ruoli e responsabilità pubbliche. Un problema anche di democrazia, a guardar bene.

Battaglia perduta sopra tutto perché stiamo assistendo a un fenomeno recente: più d’una volta a segnalare pubblicamente i mali del nostro sistema educativo (e le pesanti conseguenze: «Quindicenni incapaci di leggere autonomamente», denuncia Francesco Sabatini presidente onorario dell’Accademia della Crusca) sono l’Università e ordini e associazioni professionali, ma non la scuola. «La nostra scuola deve ancora scoprire che l’italiano in Italia è la lingua prima – scrive Sabatini sul Corriere del 24 settembre – della quale il nostro cervello (…) deve servirsi per “conoscere” nella maniera più ravvicinata e stabile il mondo: le cose e i fenomeni, e sviluppare su di essi i ragionamenti, da quelli elementari a quelli più complessi, che si sono formati in tutti i campi del sapere, specialmente attraverso la scrittura». La scrittura, appunto.

Un problema, si direbbe, anche per le ultime leve degli “operatori dell’informazione” (leggi: giornalisti), se ci ammollano titoli come questi: «Crisi Yamaha: Viñales (6°) e Rossi (7°) rallentati dall’usura del posteriore»; «È allarme in tutta Europa per le uova al Fipronil, un’insetticida vietato». Un’insetticida? Non di rado vediamo l’apostrofo anche a “qual’è”. E che dire di «Una agghiacciante sciagura al Nord»; «Debuttante per la prima volta», «progetti per il futuro», «autopsia della salma»? e dell’annuncio di una «meteorina tv” che nel corso di un servizio meteorologico l’inverno passato comunicava: «Per ora siamo sui due gradi di temperatura, ma è atteso per questa notte lo zero assoluto»? Zero assoluto?

Lo zero assoluto è impossibile; per convenzione, è stabilito a – 273,15 gradi Celsius.

Che dire? Copritevi bene!

Articolo precedenteINFANZIA NEGATA
Articolo successivoGUSTI LIBERTY A ROMANO CANAVESE