AFFUMATO

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Incontriamo la parola affumato in un articolo di Claudio Cerasa, direttore del quotidiano Il Foglio, che nel suo editoriale del 1° novembre 2023 scrive: «Quel tempo è passato, affumato, e le ragioni sono molte…». Confessiamo che sui due piedi abbiamo pensato a un refuso. Poi, però, la frase nelle righe successive acquistava significato. Affumato ha a che fare col fumo: è il participio passato del verbo affumare, forma antica o letteraria di affumicare. Che, come riporta il Dizionario Treccani della lingua italiana, è verbo transitivo, anche aggettivo: «officine meccaniche… dai camini e dai muri affumati» (C.E. Gadda). Dunque non è inconsueto sentire, o leggere, espressioni tutte legate al fumo. Come ad esempio fumisterie: 1. atteggiamento poco serio; mistificazione · 2. discorso privo di contenuto, ma pretenzioso e altisonante · 3. attitudine e gusto a fare scherzi, … (Dizionario italiano De Mauro), da cui i “discorsi fumosi”, appunto. Oppure fumus persecutionis, la locuzione, di origine medievale, usata nel diritto costituzionale per indicare la situazione in cui, da indizi o apparenze, emerga un intento persecutorio nei confronti di un soggetto. Il fumo acceca in tutti i sensi, sostiene la saggezza popolare. Quando? Quando qualcosa/qualcuno è visto “come il fumo negli occhi”.

A proposito di locuzioni verbali, diffuso è il proverbio popolare, sospettoso: “non c’è fumo senza arrosto”; o anche – più raro, in quanto prevalentemente regionale, del Lazio soprattutto – quest’altro, invece preveggente: “brutto fumo fa la pipa”. E a portata di tutti lo spiacevole accadimento che fa “andare in fumo”; così qualcosa che sfuma, ovvero svanisce, non si realizza. Attenzione però, se sfumato è riferito al colore vuol dire questo muta gradualmente di tono; se invece parliamo di figura vuol dire dai contorni indistinti. E ancora, può essere indice di vaghezza: non si ricorda perché si è vittime di “ricordi sfumati”. E poi c’è chi ampollosamente dichiara di conoscere “il giro del fumo”, vantandosi di sapere come vanno ‘veramente’ le cose.

Storicamente, l’affumicatura riguarda gli alimenti per l’uomo. In uso da prima dell’invenzione della refrigerazione e dell’avvento dei più moderni metodi di conservazione di carni, prosciutti e insaccati vari, cacciagione, pesci, formaggi, verdure… L’affumicatura è una semplice tecnica di conservazione. Un esempio? L’enorme camino da affumicatura del castello medievale di Fénis, visitabile fortificazione e prestigiosa residenza signorile della famiglia Challant, uno dei castelli più belli della Val d’Aosta il cui territorio vale una piacevole visita culturale, enogastronomica, turistica.

Per restare in argomento, concludiamo questa chiacchierata con un avviso generale per non rimanere… affumati: occhio ai “venditori di fumo”. In tutti i sensi.

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