EXPO, QUELLI CHE…

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Una tafazzata planetaria – ricordate il comico orchilesionista della televisione di qualche anno fa? È questo il rischio che corre di diventare Milano Expo 2015, dopo le notizie di cronaca di questi giorni sulla corruzione e infiltrazioni criminali nei grandi appalti lombardi, compreso quello dell’Expo. Un evento, quest’ultimo, programmato con scarso senso del marketing: “privo di visione, ripiegato su tornaconti personali e di bottega […] Ricordiamo le liti per l’occupazione delle poltrone, gli scontri continui fra le istituzioni e la guerra delle aree, con gli speculatori costantemente in agguato” scrive Sergio Rizzo nell’articolo di spalla in prima pagina sul Corriere della Sera del 12 maggio, a -340 giorni dall’inaugurazione dell’evento. L’allarme, e la desolazione, sono grandi.

Come cittadino, gli episodi di corruzione – i magistrati contestano appalti ritenuti irregolari per un totale di 181 milioni di euro –  suscitano indignazione e sconforto. Da (ex) consulente di marketing e di comunicazione, e autore della guida Comunicare con gli eventi (di prossima pubblicazione per Franco Angeli), ritengo siano stati commessi errori. Qualche esempio: tema dell’Expo? Scarsamente attraente; iniziative di comunicazione: flebili; market planning e budgetting: soggetti a tempeste politiche e revisioni continue (mancano 160 milioni di euro del Governo); un cronogramma ostaggio di gruppi e gruppuscoli No-qualsiasi cosa… Vogliamo parlare della questione aeroporti milanesi (querelle Malpensa-Linate) o dei collegamenti stradali in corso d’opera che vedono contrapposti sulla loro utilità il Comune e la Regione?

Sul versante della comunicazione: coinvolgimento emozionale del pubblico interno dell’evento (i milanesi)? quasi inesistente; a questo riguardo, la “fantasia al potere” sarebbe di molto aiuto: a Strasburgo, per esempio, all’epoca dei campionati mondiali di calcio, a mezzogiorno, dai campanili il chicchirichì di un gallo – invece dei dodici tocchi di campana – incitava i Gauloises a sostenere i Bleu di Francia. All’inaugurazione dell’Expo Gate di qualche giorno fa, per dire, dato il “clima” nessun politico o amministratore pubblico di rango si è fatto vedere, solo cittadini curiosi.

Eppure Milano, la città e i suoi abitanti, non merita questo. La città di Milano, sede della prossima Esposizione Universale del 2015, non è nuova ad un evento del genere. Infatti, già nel 1906 ospitò una grande mostra di portata internazionale, l’Esposizione Universale di Milano 1906, nota a tutti come “la grande Expo del lavoro”. Nata con l’intenzione di fare una grande mostra internazionale sui trasporti, per inaugurare il tratto ferroviario Parigi- Milano, in occasione dell’inaugurazione dell’allora appena completato Parco del Traforo Alpino del Sempione, l’Esposizione intitolata “Trasporti terrestri e marittimi” si snodava tra circa 200 padiglioni su una superficie espositiva di un milione di mq compresa tra il Parco del Sempione appunto e la nuova piazza d’Armi, alla presenza di circa 10 milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

L’Expo di allora divenne occasione per far vedere al mondo intero il volto della Milano industriale in continua crescita, e finì per ospitare anche grandi rappresentanti dell’agricoltura, delle scienze, del sociale, tanto da passare alla storia come la prima Esposizione Universale Italiana.

Come quelle di Londra e di Parigi, anche l’Esposizione Universale di Milano 1906 ha lasciato una traccia del suo passaggio: la costruzione dell’ Acquario Civico, ancora oggi uno degli edifici in stile liberty milanese più rappresentativi della città e uno dei tre più grandi d’Europa.

Oggi, invece, orticelli e “pollai”. Metafora rappresentativa della realtà quotidiana.

Che mestizia.

Gall Vitt Em MI

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