IL PANE DI SAN GIORGIO

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panAttorno all’ultima decade di aprile, nelle panetterie e nei bar milanesi, per soddisfare il palato dei clienti, fa la sua comparsa una specie di focaccetta aromatizzata ai fiori di sambuco, il “Pan de Mej”, il Pan Meìno della tradizione, pane di miglio che il giorno 23 aprile del calendario ambrosiano si consuma in ricordo di San Giorgio, e che nella Lombardia agricola del passato si diceva fosse di buon auspicio per una stagione fertile.

Due sono le origini di quest’usanza. La prima si rifà al primo periodo della signoria viscontea: narra che nel XIV secolo il capitano Visconti (1339-1349) sconfisse i briganti che infestavano allora le campagne del milanese. A quel tempo il miglio era uno dei cereali più usati per la panificazione, nonché base dell’alimentazione dei ceti più poveri. I contadini festeggiarono la liberazione delle terre dai briganti con ciò che di buono avevano a disposizione, ossia pane di miglio e panna di latte (ne parliamo meglio più avanti). La seconda, invece, risale al secolo XIX. San Giorgio, il cavaliere che sconfigge il drago, è infatti il protettore non solo degli eserciti ma anche dei lattai: il 23 aprile a Milano era proprio il giorno del rinnovo dei contratti del latte. Per questo, era usanza che i lattai offrissero una tazza di panna a tutta la popolazione. Come tutte le ricette, nel tempo il pan de mej subì un’evoluzione: invece della farina di miglio si usò quella di granoturco. Alla preparazione del pane partecipava tutta la famiglia: con i resti dell’impasto e con quanto si ricavava dalla raschiatura del piano di lavoro, una volta rimpastato aggiungendo zucchero, uova e fiore di sambuco essiccato (molto presente nella nostra terra padana), si preparava il Pan Meino.

Per i milanesi, quelli residui e quelli d’adozione che sono la maggioranza, risulta particolarmente curiosa la prima versione. La sua leggenda dovrebbe risalire addirittura al XIV secolo. Scrive infatti nei suoi libri Felice Cunsolo che un feroce brigante, certo Vione Squilletti, batteva la campagna milanese a capo di una banda di malfattori della peggiore specie, rapinando i viandanti e taglieggiando i contadini. Stanco di sopportarlo, Luchino Visconti (signore di Milano) mandò́ contro il bandito uno squadrone di armigeri; malfattori e soldati si scontrarono in un luogo che prese nome dall’uccisione del temuto brigante: Morivione*  = qui morì Vione. I contadini festeggiarono i soldati liberatori offrendo loro panna e pan de mej. Ricorreva in quel giorno la festa di san Giorgio: da allora ebbe origine la consuetudine (oggi purtroppo persa) di consumare questo dolce nella ricorrenza della festività del santo che cade appunto il 23 aprile.

Per chi volesse saperne di più su questo gustoso pane-dolce, ricordiamo che il Pan Meìno è preparato con farina gialla a grana grossa, farina gialla a grana fine, farina bianca, burro, uova, fiori di sambuco e zucchero vanigliato. Si presenta di colore brunito scuro e caramellato sulla superficie esterna, mentre all’interno la pasta è gialla. Ha un peso variabile fra i 500 e gli 800 grammi. Come diversi altri prodotti del territorio lombardo, anche il Pan de Mej prevede l’uso del lievito solo nelle ricette più recenti.

 

* Il quartiere Morivione è situato nella zona sud di Milano, tra viale Toscana (circonvallazione), via Ripamonti, via Antonini e via Bazzi. È compreso nella Zona di decentramento 5. E’ noto per essere la zona dove, in un recente passato, ovvero sino all’immediato dopoguerra, tradizionalmente i milanesi andavano a festeggiare San Giorgio bevendo latte e mangiando il pan meìn.

 

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