MILANO: AL RESTAURO LE CHIUSE DI LEONARDO

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Naviglio_della_Martesana_La_conca_dell'Incoronata

Già il nome ha suono melodioso che ricorda il flusso delle acque: Conca dell’Incoronata. Meglio del popolare Conca delle Gabelle, anche se questo toponimo è affatto corretto, trattandosi di sito dove nel finale del 1400 a Milano si riscuoteva dazio al passaggio delle merci e delle persone. O anche “di Santa Maria”, «dalla chiesa del borgo della Comasina che i barcaioli vedevano entrando in città all’altezza della conca».

A Milano non la conosce quasi nessuno, pochi sanno dove si trova e pochissimi, forse nessuno, la ricordano gravida delle acque della Martesana che collegavano questo canale alla Cerchia dei Navigli. Trattasi di manufatto importante, opera d’ingegneria idraulica che sopperiva alla differenza di quota tra i due corsi acquatici. Di qui la necessità di costruire una conca che potesse ovviare a tale problema. Primi studi in merito furono compiuti già nel 1482 da Leonardo Da Vinci durante un suo primo soggiorno a Milano, come testimoniano alcuni schemi progettuali riportati nel Codice Atlantico custodito presso la Biblioteca Ambrosiana, ma la conca venne costruita solo nel 1496 sotto il ducato di Ludovico il Moro; direttori dei lavori gli ingegneri Giuliano Guasconi e Bartolomeo della Valle appoggiati, naturalmente, dalla consulenza dello stesso Leonardo che residette in Milano tra il 1842 e il 1500.

Con l’interramento dell’intera cerchia avvenuto nel 1929, la conca perse la sua funzione di collegamento tra i canali acquatici; sono tuttavia ancora oggi visibili l’edicola di epoca risorgimentale e il sistema di chiuse formato dalle porte originali, oltre al canale. Sono invece scomparse le tracce relative agli ormeggi per lo scarico merci.

Nel 1967 la Conca dell’Incoronata venne riconosciuta opera monumentale, poiché “unico resto del Naviglio Martesana nel suo tratto urbano, caratterizzato dalla sopravvivenza dell’ultimo ponte antico sul Naviglio, dell’ultima chiusa e della garitta, resti di originali attrezzature addette alla navigazione”. Malgrado ciò, oggi la Conca dell’Incoronata si presenta senz’acqua, e con i portoni lignei (le “chiuse”) in pessimo stato. Ecco, proprio le chiuse superstiti, affidati a strutture specializzate, saranno restaurate grazie all’intervento di privati e dovrebbero ritornare a far bella mostra di sé per l’Expo del 2015.

Si affianca a questo progetto un sogno: quello di riportare l’acqua nella Conca. Tentativi furono già fatti in passato, l’ultimo risale alla fine dei Sessanta. Non funzionò, ma c’è chi, come l’Associazione Amici dei Navigli non dispera. Chi voglia documentarsi sull’utopia (?) di far tornare Milano città d’acqua ha a disposizione un recente, interessante documento: il bel libro del commissario unico all’Expo Giuseppe Sala Milano sull’acqua edito da Skira-Corriere della Sera; lettura raccomandata a chi voglia, oltre che sull’onda dei ricordi, “navigare” su quella delle speranze per una rinascita non solamente urbanistica del territorio lombardo.

Di cui Milano è pur sempre la capitale.

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