I modi di dire sono millanta. Alzare bandiera bianca. A mostrar bandiera. Tener alta la bandiera. Cambiar bandiera. Fare onore alla bandiera. Piantar bandiera. Bandiera a mezz’asta. Senza patria né bandiera. Bandiera nera. Tutti uniti sotto la bandiera. Compagnia di bandiera. Bandiera ombra. Batter bandiera. Candidato di bandiera. Portabandiera. Banderuola…
Bandiera è persino un gioco per i bambini; risuona nei canti alpini: “Sul ponte di Perati, bandiera nera…” e in quelli del proletariato in marcia verso il sol dell’avvenire: “bandiera rossa la trionferà”. Il drappo di stoffa, perlopiù rettangolare, variamente colorato o disegnato, attaccato a un’asta, simbolo di uno stato, di un’istituzione, di un’associazione, che noi italiani usiamo esporre alle finestre in occasione delle finali di calcio della nostra Nazionale, ritorna agli onori delle cronache per alcuni interventi che riguardano una bandiera in particolare, quella di san Giorgio, croce rossa in campo bianco, che ha fatto il giro di un po’ tutta l’Europa, sopra tutto nel Medioevo. Vessillo che i genovesi della Superba “vendettero” agl’Inglesi; che i milanesi reclamano come primigenia. E i lombardi chiamati oggidì via social a decidere se incorporarla o no – accanto alla rosa camusa – nella definenda nuova bandiera regionale.
Un po’ di storia.
“Il culto di San Giorgio – scrive il 23 aprile in occasione del giorno onomastico del santo il genovese Secolo XIX – arriva dal Medioriente e dalle crociate: nel 1098, durante la battaglia di Antiochia, un anno prima della sanguinosa presa di Gerusalemme (in cui i genovesi furono protagonisti), crociati inglesi vennero soccorsi dalle milizie della Superba, ribaltando l’esito dello scontro e prendendo la città. La leggenda vuole che a incitare i cavalieri cristiani sia stata un’apparizione del santo, accompagnato da vessilli con la croce rossa in campo bianco. Il vessillo venne adottato dall’Inghilterra circa un secolo dopo, quando i sudditi di Sua Maestà chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dagli attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge un tributo annuale”. Pare che già i soldati bizantini, che presidiarono la città fino al X secolo, utilizzassero questa bandiera. Il simbolo della croce rossa in campo bianco è tuttora presente tanto nel gonfalone del Comune quanto in quello della Regione, ma caratterizza anche i vessilli di regioni e nazioni che hanno condiviso con Genova parte della loro storia (come la Sardegna e la Corsica)”.
Sarà la nuova bandiera della Lombardia?
Lo deciderà un sondaggio on-line (pare). Certamente, ragioni storiche per l’adozione di questo simbolo non mancano: nel panorama araldico lombardo essa non costituisce una novità sul piano culturale e storico. D’altra parte, essa è tuttora lo stemma di importanti città della Lombardia, in primis di Milano, capitale storica e culturale. La ragione principale che induce a scegliere la bandiera crociata si fonda sull’uso che nel passato se n’è fatto durante il XII secolo. La decisione – tàcita o meno che fosse – della Lega Lombarda di riunirsi sotto il segno di san Giorgio è altamente significativo. Ricordiamo che la Lega Lombarda riunì per comunità di intenti una larghissima parte delle città della Lombardia storica: Alessandria, Bergamo, Bobbio, Bologna, Brescia, Como, Cremona, Ferrara, Lodi, Milano, Mantova, Modena, Parma, Piacenza, Novara, Reggio, Tortona.
Lo stemma di Milano
Lo stemma della Città di Milano è costituito da uno scudo sannitico timbrato da una corona da città, di color argento su cui insiste una croce rossa. Nel 1038, quando l’arcivescovo Ariberto da Intimiano arma la plebe e le dà il Carroccio, Milano non aveva ancora uno stemma ma secondo il cronista Arnolfo, testimone oculare, dall’antenna del Carroccio pendevano due fasce di tessuto candido e sul Carroccio era bensì presente una croce ma si trattava di una croce latina in legno attaccata più in basso delle fasce e sopra l’altare, usata per la celebrazione dei riti religiosi.
Inizialmente, alla fondazione del comune medievale (1045), fu usato uno scudo partito di bianco (simbolo del popolo) e di rosso (simbolo dei nobili); l’adozione della croce rossa in campo bianco si fa risalire al XII secolo, epoca in cui, quale segno di maggiore autonomia dall’Impero, fu adottata anche altre città (v. la Lega appunto). Giorgio Giulini nelle sue Memorie riferisce che lo storico lodigiano Morena vide personalmente nel 1160 il Carroccio sul quale svettava una «un grandissimo vessillo bianco colla croce rossa». All’epoca la croce rossa in campo bianco costituiva solo il Vexillum publicum del comune, esistendo anche il Vexillum civitas (biscione azzurro in campo bianco, divenuto poi stemma dei Visconti e del ducato di Milano) e il Vexillum populus, l’effigie di Sant’Ambrogio che diverrà patrono di Milano.