#SAPEVATELO

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La parola, sosteneva Montaigne, è per metà di chi parla e per metà di chi ascolta. Spesso, però, succede che entrambi, chi parla e chi ascolta, delle parole ignorino le radici. Lo stesso vale per i modi di dire, specchio dello stile di vita di ogni epoca. Con la rubrica #sapevatelo, affidata all’arguta penna della nostra firma Pier Giorgio Cozzi, ogni mese parliamo dei significati originali delle parole e scopriamo le particolarità di certi modi di dire del nostro parlare quotidiano. Buona lettura…

 

Spaccare

“Ha spaccato”, “la sua performance spacca”. Ultimamente nel mondo della pubblicità e dell’intrattenimento spopola il termine “spaccare”. Al punto che ha rimpiazzato qualsiasi altro commento positivo, tipo “molto convincente”, “ grandioso”, “ha impressionato”.

Non c’è nulla di strano nell’emergere di nuove espressioni o nel trovare nuovi modi di usare una parola. Ciò che invece è singolare è come un termine come “spaccare”, che di per sé indica rottura, divisione, fastidio (“che spaccamento!”), in pratica sia diventato sinonimo di “ha convinto tutti”.

Ambaradàn

La parola ambaradàn, in uso sopra tutto nelle regioni settentrionali, è comunemente adoperata col significato di “confusione”, “baraonda”, “insieme disordinato”. Ambā è parola dell’amarico e significa ‘monte’; geograficamente indica una montagna isolata di forma troncoconica, tipica dell’acrocoro etiopico. L’ Amba Aradan si trova a sud di Macallè e a circa 500 km a nord di Addis Abeba, nella zona del Debra Behan, Sud-Est della Regione del Tigrè.

In Italia il monte col suo nome sono entrati nel linguaggio popolare con i reduci della omonima battaglia colà combattuta il 15 febbraio 1936 durante la Guerra d’Etiopia dalle truppe italiane guidate da Filiberto di Savoia-Genova, duca di Pistoia.

Locuzione verbale di origine storica, dunque; un po’ come si dice tuttora “fare un “quarantotto” riferendoci alla battaglia del Risorgimento o come quando, negli anni 50 – reminescenza della propaganda bellica della Seconda guerra mondiale – gli adulti intimavano a bambini e ragazzini chiassosi: «Non fate russia!».

 

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