LA CRISI DEL CRISTIANESIMO COME RELIGIONE CONFESSIONALE

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“Fine corsa. La crisi del Cristianesimo come religione confessionale”. E’ questo il titolo del saggio di Luca Diotallevi, dell’Università Roma Tre, recentemente pubblicato dalle edizioni EDB.

Per una frazione di modernità che, a grandi linee, va dal Cinquecento ai nostri giorni, in una parte d’Europa, il cristianesimo ha assunto prevalentemente una forma confessionale.

Ciò ha suscitato strutture sociali e organizzazioni che amministrano i mezzi di salvezza, consentendo alla religione di fungere da «infrastruttura statale» e di contribuire alla definizione dell’identità pubblica e alla legittimazione del potere politico, anche attraverso il contenimento delle espressioni eversive rispetto all’ordine sociale.

Proprio la crisi di quella forma di cristianesimo – che è anche crisi di un’idea di religione e dello stesso Stato come perno di un particolare modello di ordine sociale – può essere assunta come punto di partenza per comprendere il quadro attuale, senza con ciò ipotecarne sviluppi, tempi e approdi; essa potrebbe evolvere ed eventualmente risolversi in tanti modi, forse anche in termini non neoconfessionali e più in generale neostatali.

 

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