IL GIORNALE DELLA 3C

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Alcuni studenti della 3 C della Scuola Media King-Mila di Torino si sono cimentati nella produzione di articoli su un paio di tematiche particolarmente presenti nel quotidiano degli adolescenti.

I capi di abbigliamento firmati sono in genere più belli degli altri?

 

di PAOLO IERARDI

Proprio in questi giorni si è svolta a Milano la settimana della moda, periodo in cui si tengono numerose sfilate dei principali marchi di abbigliamento. In molti si chiedono se valga effettivamente la pena fare un tale investimento economico in abiti di marca.

La risposta è assolutamente soggettiva, ma occorre tenere presente che l’investimento non sarà fatto per la qualità del prodotto, ma solo per sfoggiare il marchio impresso su di esso.

La produzione di marchi prestigiosi non avviene in laboratori altrettanto prestigiosi, ma viene spesso affidata a piccole aziende in subappalto alle quali sono riconosciuti compensi minimi, cercando di ridurre i costi e massimizzare i profitti.

Come alcune inchieste del programma televisivo Report hanno mostrato, esistono in Cina aziende che producono i tessuti per la realizzazione di capi di alcuni grandi marchi nelle quali le condizioni di lavoro sono pessime e non tengono conto dei diritti dei lavoratori. Anche i materiali utilizzati non sono di alta qualità.

Lo stesso programma televisivo ha mostrato come, anche in Italia, alcuni marchi si affidino per il confezionamento dei capi a laboratori nostrani nei quali permane l’assenza di regole.

Probabilmente chi decide di acquistare capi firmati vuole acquisire un’immagine di sé che indichi il proprio stato sociale. Si evidenzia in loro la necessità di distinguersi ed emergere, sperando di ottenere accettazione e consenso.

In conclusione, i capi d’abbigliamento firmati non sono in generale garanzia di materiali o di confezionamento di qualità migliori. Non è quindi possibile considerarli più belli di altri.

 

di ELENA LIPARI                                                                                                           

Oggi viviamo in una società piena di pregiudizi e di canoni, nei quali è necessario rientrare se si vuole essere integrati nell’ambiente sociale di appartenenza.

La moda ha una grandissima influenza soprattutto tra i giovani, perché essendo in fase di crescita, cercano di consolidare certezze e autostima.

I vestiti che indossiamo ci permettono di proiettare la nostra immagine come vogliamo mostrarla alla società. Inoltre, in qualche modo il nostro look riesce a raccontare alle persone la nostra personalità.

L’abbigliamento ha la capacità di nascondere paure, insicurezze e disagi. Soprattutto se si indossano capi firmati.

Purtroppo il ‘’vestire firmato’’ rende automaticamente una persona ’’con stile’’ e un modello da seguire per gli altri. Si crede che una persona che non veste firmato sia un fallito, che non abbia soldi e soprattutto che non capisca niente di moda.

Oggi soprattutto tra i giovani viene giudicato lo stile. Le persone ti squadrano dalla testa ai piedi e si fanno già un idea di te senza neppure conoscerti, sulla base di cosa indossi. E se non ti adatti agli “stili” che vanno di moda in quel periodo ti ritroverai solo e additato come persona strana.

Secondo me i capi di abbigliamento firmati non sono più belli degli altri. La bellezza a parere mio non deriva da un costo o dalla persona che lo ha realizzato. Ognuno di noi potrà trovare bellissima una borsa di Gucci, come una borsa trovata alle bancarelle del mercato.

Esistono i gusti personali e una persona non deve essere giudicata se indossa abiti non griffati e più economici.

di NICCOLÒ RAMETTA

La scelta di indossare loghi o etichette che mostrano il brand può svelare molto della persona che si ha davanti.

Le persone molto concentrate sulla necessità di avere solo capi firmati vogliono comunicare di appartenere a una classe sociale benestante.

Nonostante il denaro non sia associabile al valore personale di ognuno è in ogni caso, di solito, sinonimo di successo nel lavoro e di conseguenza di una buona realizzazione personale. Quindi quando indosseremo un capo luxury ci sentiremo meglio, perché ci farà sentire fieri di noi.

Il modo di vestire di una persona è legato all’immagine che essa ha di sé e a quella che vuole trasmettere agli altri.

Vestirsi con brand importanti fa sentire importanti e conferma quell’immagine sia a livello personale che professionale.

Purtroppo la società di oggi ci dice che se non acquisti qualcosa di firmato sei “diverso”. Infatti, ci si sente più accettati dagli altri, e sarà così ogni volta che si indosserà qualcosa di valore.

La moda influenza soprattutto gli adolescenti perché, essendo in fase di crescita, devono ancora consolidare certezze sul proprio modo di essere, permettendo loro di nascondere le insicurezze e i disagi personali.

Dal mio punto di vista  posso dire che mi è capitato di vedere abiti economici con modelli e colori di mio gusto, più belli rispetto a certi altri di marca. Credo che non ci sia grande differenza tra le varie confezioni di abbigliamento. Per quanto ho potuto constatare la maggior parte dei prodotti vengono realizzati in Cina o comunque da aziende cinesi che operano in Italia.

Il Sole 24 ore ha pubblicato nel 2019 un articolo in cui si racconta che la Guardia di Finanza di Firenze si e’ recata in alcuni capannoni dove venivano creati prodotti di grandi marche, trovando al lavoro esclusivamente operai cinesi. Se si riflette ci si rende conto che molte volte i prodotti vengono creati dalle stesse aziende, ciò che cambia è solo una etichetta e il costo.

In conclusione, i giovani non dovrebbero seguire le mode e indossare abiti firmati solo perché lo ritengono assolutamente indispensabile per essere “integrati nel gruppo”. Essi dovrebbero seguire i propri gusti senza lasciarsi influenzare, decidendo autonomamente di indossare i capi che sono perfetti per loro.

 

di MANUEL ZAPPATORE

Oggigiorno i ragazzi puntano molto sull’aspetto esteriore, quindi tutto sulla bellezza. I giovani mirano a seguire la moda, arrivando a vestire tutti nello stesso modo.

Possiamo dire che questo spaccato di società tende alla massificazione.

Io, a differenza dei miei coetanei, la penso diversamente: non mi lascio influenzare dalla  massa. Secondo me “l’abito non fa il monaco”. Non è importante vestire con abbigliamento  firmato o all’ultima moda per apparire belli agli occhi degli altri. Ricorrerei ad una   citazione per spiegare meglio il mio pensiero: “non è bello ciò che è bello, ma è bello  ciò che piace”.

A mio avviso l’aspetto esteriore non è di rilevante importanza, ci sono altre mille cose più importanti di questo. Infatti ritengo più importante l’aspetto interiore, anche perché la bellezza esteriore prima o poi svanisce, a differenza di quella interiore che rimane tutta la vita.

In conclusione, non ci dovremmo soffermare solo sull’abbigliamento per “costruire” la nostra bellezza, perché magari uno che veste in modo personalizzato, non seguendo la massa, è più  bello di tutti gli altri.

 

Potremmo ancora vivere senza cellulari?

di MAXIM ZAGAICAN

Possiamo dire che nel 2022 non potremmo vivere senza telefoni. I telefoni sono ormai i dispositivi attraverso i quali vengono trasmesse determinate informazioni, sono i mezzi grazie ai quali parliamo con i nostri amici, sono gli strumenti ai quali ci affidiamo per informarci in tempo reale su tutti gli eventi che accadono nel mondo.

Ecco perché, sinceramente, non credo che qualcuno possa vivere senza un telefono.

Ho chiesto anche ad alcuni amici se potevano vivere senza telefono: tutti sono d’accordo nel dire che ciò non è più possibile.  Uno di loro mi ha detto: “Ho trascorso alcuni momenti nella mia vita senza telefono e sinceramente non sentivo il bisogno di averne uno. Ma quando ho ricevuto il mio primo cellulare e ho iniziato a passare la maggior parte della giornata utilizzandolo, ho capito quanto fosse importante per me il telefono. E non credo che potrei vivere senza. Quando ho visto che trascorrevo la maggior parte della mia giornata al telefono, ho realizzato che ne sono diventato “dipendente” e che quindi non  potrei vivere senza.

Devo ammettere che neanche io non potrei vivere senza un cellulare, perché anch’io sono un po’ “dipendente” da questo dispositivo.

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