NATALIA GINZBURG E TORINO

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Benché fosse nata a Palermo nel 1916, Natalia Ginzburg, considerava Torino – dove approdò con i genitori ancora bambina – la sua città d’elezione. Il capoluogo piemontese segnò, infatti, la sua vita e la sua produzione letteraria. In Lessico famigliare, il suo romanzo più famoso e che le valse il Premio Strega nel 1963, la scrittrice traccia una mappa personale della città. Inizialmente la sua famiglia abitò in via Pastrengo 29 in una grande casa con un giardino, una veranda e il bovindo liberty affacciato su corso Galileo. «A Torino faceva freddo” scriveva però e la casa “era umida e buia». Durante la sua adolescenza, la famiglia si trasferì in via Morgari (all’epoca Pallamaglio), a pochi isolati dal Liceo Alfieri, che fu la sua scuola (all’epoca in via Dossena). L’abitazione affacciava sui bagni pubblici, dove oggi si trova la Casa del Quartiere di San Salvario ed era priva di giardino, cosa che spinse la scrittrice a fare lunghe passeggiate per la città, in particolare al Valentino o sul lungo Po. Questi dunque i suoi luoghi del cuore che descrisse con nostalgia soprattutto durante il confino in Abruzzo, con suo marito Leone Ginzburg nel periodo fascista. Nata Levi, la scrittrice torinese, firmò sempre le sue opere con il cognome del marito. Per chi volesse ripercorrere i suoi luoghi letterari ci sono altri due siti iconici: la sede dell’Einaudi (fondata anche da suo marito) e la biblioteca a lei intitolata, in via Lombroso 16, sempre nel quartiere di San Salvario.

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