OBESITY DAY. TRA SOVRAPPESO E POVERTÀ

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L’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) promuove, giovedì 10 ottobre una giornata nazionale incentrata sui rischi legati all’obesità e al sovrappeso nonché alla loro divulgazione. Il progetto denominato Obesity Day, ricorre annualmente dal 2001 e vuole dare visibilità ai Servizi di dietetica e nutrizione clinica ospedalieri e territoriali, sia all’interno che all’esterno delle strutture, spostando l’attenzione da problema estetico a problema di salute.

Un tema a cui si vuole dare risalto quest’anno è il preoccupante connubio che vede intrecciare la patologia dell’obesità ad una condizione di “povertà”. L’obesità nei paesi sviluppati non interessa tutti i segmenti della popolazione nello stesso modo. Nelle società occidentali è più frequente nei quartieri degradati e tra i gruppi con minore livello di istruzione e di reddito. Il reddito e il potere di acquisto familiare influenzerebbero i comportamenti alimentari. Gli alimenti più ricchi di zuccheri ed addizionati di grassi sono, infatti, spesso più economici ed appetibili. Come sostiene Adam Drewnowski, docente all’Università di Washington, “Un’alimentazione corretta negli Stati Uniti è di norma più costosa e non alla portata di tutti, tanto che viene considerato un forte indicatore di rischio obesità il vivere in immobili dal basso valore economico”. Lo stesso fenomeno si osserva anche nei paesi che stanno attraversando un periodo di transizione. In Romania, ad esempio, l’obesità infantile è significativamente correlata allo stato socioeconomico. Le cause di tale fenomeno sarebbero da ricercare nello stile di vita sedentario, nelle abitudini alimentari e nel maggiore contenuto di grassi della dieta. I bambini obesi delle classi meno abbienti, ad esempio, mangiano meno frutta. Il fenomeno dei supermercati alimentari al dettaglio (relativamente recente per i paesi dell’Est) e lo scarso potere di acquisto delle famiglie sono fattori in grado di facilitare comportamenti obesogeni.

L’obesità” sostiene Kelly D. Brownell, docente all’Università di Yale, “è considerata una patologia epidemica e gli interventi di prevenzione, fino ad ora, si sono dimostrati inefficaci anche in Italia, perché basati sul paradigma della responsabilità personale”. Il ruolo della responsabilità personale, che è centrale nel pensiero anglosassone (e sta prendendo piede nella nostra cultura), vede il successo come legato alla motivazione e al duro lavoro e l’insuccesso come un fallimento personale. Ma la genetica e la debolezza psicologica non possono spiegare, da sole, l’aumento dell’incidenza di obesità osservato negli ultimi anni. E’ sbagliato considerare l’obesità come un fallimento individuale, come l’incapacità del singolo di gestire la grande quantità di scelte possibili, e quindi come una carenza di controllo degli impulsi. Eppure qualcuno è arrivato ad insinuare che i poveri (che normalmente sono più obesi) abbiano meno autocontrollo. Uno studio che ha preso in esame 221 fonti giornalistiche, sanitarie e librarie ha trovato che due terzi citavano prevalentemente cause individuali, mentre meno di un terzo menzionava fattori strutturali A sostenerlo è Giuseppe Fatati coordinatore dell’ Obesity Day. Per evitare tale semplificazione e i conseguenti errori di pianificazione sanitaria e sociale, è importante studiare a fondo il comportamento alimentare della popolazione e averne quanto più possibile un’immagine critica a 360 gradi. Giuseppe Fatati al riguardo ha commentato “È innegabile che la società contemporanea fornisca un’ampia gamma di occasioni per consumare cibi e bevande. Si tratta di una forma di consumo facile che può condurre inavvertitamente al cosiddetto iperconsumo passivo, in cui i soggetti non si accorgono di mangiare prodotti ad alta densità energetica e in quantità eccessiva”. Negli ultimi 50 anni tutto è cambiato. Si sono profondamente modificati i costumi e i comportamenti alimentari. Le eccedenze alimentari di alcuni prodotti hanno poi indotto strategie di marketing per aumentarne il consumo con sofferenza di alcuni comparti quali cereali, frutta e vegetali. Il rapido evolversi in senso negativo della situazione richiede soluzioni e interventi strutturali innovativi. In questo senso l’Obesity Day è una proposta pratica ad alta resa. Il 10 ottobre oltre 200 centri ADI saranno quindi a disposizione del pubblico per informare gratuitamente sui problemi inerenti il tema della giornata.

 

Per informazioni: www.obesityday.org

http://graziasena.wix.com/nutrizionista

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