IN VACANZA CON LA CRISI

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In questi giorni in cui ha rialzato il capo la Costa Concordia  dallo specchio d’acqua gigliese, più volte è andata in onda la metafora con il turismo italiano che può riemergere dalle “cattive acque” della crisi. Ma che cosa è successo quest’estate? La crisi ha soffocato il turismo estivo? Le previsioni funeree erano poi così realistiche?

I dati ufficiali definitivi non sono ancora stati diffusi, ma l’impressione che abbiamo avuto vivendo le grandi città nel mese di agosto sembrerebbe confermare le dolenti note. Niente più silenzi per le strade, niente più parcheggi deserti, né infilate di serrande abbassate, piazze affollate la sera e fiumi di gelato. Un po’ di fuggi fuggi si è visto nelle settimane centrali di agosto. Il più delle volte vacanze dai giorni contati, però. Mi raccontava un amico agente di viaggio che intorno a Ferragosto si sono presentati davanti al suo bancone molti “clienti last minute” (o meglio: last second), i forzati dell’ultimo minuto,  richiedendo preventivi per 2-3-4 pernottamenti. Cercavano non un viaggio dunque, ma preventivi da plasmare sul loro desiderio di partire. Mare, montagna, lago, città d’arte, villaggio…no, non era quello il punto. Il punto era  partire. Partire low cost.

Se non è ancora possibile un consuntivo dell’ultimo minuto, si  sa però che i primi sei mesi del 2013 restituiscono un saldo in negativo per gli Italiani in vacanza, in contrazione rispetto al 2012. Come è facile immaginare in un momento così difficile si contano più partenze per chi può permettersele ed una maggiore concentrazione di vacanze all’estero, meta spesso più conveniente (con soggiorni brevi e  week end). E a mano a mano che la crisi sferzava il portafoglio degli Italiani la distribuzione mensile delle vacanze evidenziava la contrazione delle partenze. Fino ad arrivare al mese di giugno che segnava -15,1% (fonte: ‘”indagine quantitativa sui comportamenti turistici degli italiani”, primo semestre 2013 ONT- Unioncamere, a cura dell’ISNART. ).

A sottolineare il ridimensionamento si aggiungono due dati: che un’alta percentuale di Italiani hanno scelto di soggiornare in abitazioni private (come ospiti di amici e parenti, o in affitto, oppure in una propria seconda casa) e che  il web, con le sue offerte a basso costo, è stato il veicolo principale per la scelta delle vacanze,  superando di gran lunga gli strumenti dell’intermediazione tradizionale.

Anche il turismo associato (quello dei cral, delle organizzazioni religiose, dei comuni, delle scuole per intenderci) è un po’ di tempo che zoppica vistosamente. E questo non è certo un bel segnale. Non lo è neanche per i conti turistici nazionali, se pensiamo che questa tipologia di vacanza si svolge principalmente sul territorio nazionale.

Qualche ulteriore indicazione di come sia andato il turismo in Italia l’abbiamo. I dati di Federalberghi, ad esempio, sussurrano la frenata della crisi. Che non significa essere fuori dai problemi (calano, purtroppo, gli occupati e flette il giro d’affari), ma che danno speranza. Ma il dato eclatante è che per la prima volta c’è il sorpasso della componente estera su quella italiana. Fenomeno che inizia a dare delle risposte alle domande che ci ponevamo in apertura.

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