ISOLA DI BUDELLI: BENE COLLETTIVO?

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L’isola di Budelli, nota per la bellissima spiaggia rosa,  non sarà privatizzata. E’ questo l’epilogo di una storia complicata, SPIAGGIA ROSArelegata ai margini dell’informazione. Il rischio che si correva era che questo capolavoro naturale, immerso nell’arcipelago sardo della Maddalena, sfuggisse ancora una volta dal bagaglio del patrimonio collettivo. Perché su quest’angolo di paradiso, fin dalla metà del 1800, hanno messo gli occhi in molti, tanto che la storia dell’isola è segnata da molteplici acquisizioni  da parte di privati (come, peraltro, molte isole dell’arcipelago). E che per di più che fosse venduto (o per meglio dire, svenduto) a neanche 3 milioni di euro.

Ma proviamo a ricomporre in sintesi i tasselli della complessa vicenda, facendo un passo indietro nel recente passato.

Ad inizio anno Budelli va all’asta a causa del fallimento della società immobiliare milanese che ne deteneva la proprietà. Trascorrono una decina di mesi e ai primi  d’ottobre vince la gara, per 2,94 milioni di euro, il banchiere neozelandese Michael Harte. Sull’isola, dunque, stava per approdare un nuovo proprietario, titolare di società in Svizzera, che pare essere “un vero ambientalista, già coinvolto in significativi progetti di conservazione marina in varie parti del mondo” (secondo il profilo disegnato dal suo avvocato). A rassicurare gli scettici è il Presidente dell’Ente Parco della Maddalena (di cui l’isola fa parte), segnalando l’impegno al potenziamento dei vincoli, al fine di arrivare al livello di “massima tutela” e “riserva integrale” del sito. Peraltro, bisogna dire che l’isola e il suo spettacolare arenile sono rigidamente tutelati da obblighi di conservazione (compreso il divieto di calpestio) e vincoli paesaggistici. Già negli anni Novanta (quando il chilometro e mezzo quadrato di “paradiso” andò all’asta la prima volta) fu messo in sicurezza il patrimonio naturalistico con un vincolo assoluto di inedificabilità e, successivamente, con il divieto all’accesso e alla visita, se non sotto il severo controllo delle guide autorizzate (anche per stroncare i continui furti di sabbia dei turisti, armati di bottigliette!). Norme e vincoli, a tutti i livelli, che hanno sinora difeso in maniera efficace un interesse pubblico, anche a fronte della proprietà privata (grazie anche all’istituzione del Parco Nazionale).

A questo punto sorge spontanea una domanda: ma perché l’Ente Parco non si è fatto avanti per l’acquisto facendo valere il diritto di prelazione?  Presto detto, perché da quest’anno le Pubbliche Amministrazioni non possono più acquisire immobili a titolo oneroso. Dunque neanche la strada della raccolta fondi può essere percorribile. Alla notizia dell’arrivo di Harte scattano le proteste e le petizioni contro l’ennesima cessione dell’isola a un privato.

Il 24 novembre è il giorno in cui arriva la buona notizia: Budelli può tornare pubblica. A far uscire di scena il banchiere neozelandese è un emendamento della legge di stabilità che congela la norma del governo Monti, permettendo così allo Stato italiano, tramite l’Ente Parco, di entrare in possesso dell’isola (con stanziamento dei 3 milioni di euro).

A questo punto sembra essersi chiuso il capitolo di una storia tanto complicata…ma così non è, perché disgraziatamente la Sardegna è sfregiata gravemente dalla drammatica recente alluvione.

Si rimescolano le priorità e la conseguenza è che l’emendamento per l’Isola di Budelli “spacca” il mondo degli ambientalisti, tra chi vuole che torni ad essere di proprietà dello Stato (come il WWF) e chi (come Legambiente) critica duramente la deroga, ritenendo che  ”allo stato attuale l’acquisto di Budelli significherebbe solo regalare soldi pubblici ad un privato e ciò sarebbe offensivo per le popolazioni della Sardegna colpite dall’alluvione e per gli abitanti de La Maddalena che aspettano ancora le bonifiche”.

Dunque, il capitolo della storia dell’isola  è ancora aperto.

Immmagine: la spiaggia rosa dell’Isola di Budelli. Sardegna.

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