Emanuele Prisciandaro, in arte Jack: ovvero Jack (duepunti) è un performer di poesia visiva/interattiva. Le sue performance sono state presentate in diversi circoli e teatri, ma la sua attività si allarga anche ai laboratori artistici per studenti di scuole superiori, in qualità di tutor. É inoltre impegnato in attività sociali del Collegio Artigianelli con giovani coinvolti in percorsi di avvicinamento all’arte e alla grafica.
QUANDO E COME HAI INIZIATO A SCRIVERE POESIE?
Ho iniziato da bambino. Per il bisogno di esprimere agli altri quello che sono e come guardo la realtà delle cose.
C’è un fattore da tenere presente per la mia precocità, vale a dire la balbuzie. Sono sempre stato balbuziente da quando ne ho memoria. Con le mie lunghe pause prima di “riuscire” a parlare, a sbloccarmi… Non tanto con gli altri, quanto con me stesso.
Con gli anni ho scoperto che proprio l’attesa e il “dovermi fare aspettare” dall’altro è ciò che mi ha permesso di focalizzare lo sguardo nell’attimo che precede l’espressione di un pensiero. Una “mancanza”, dall’esterno. Un dono dentro me, divenuto poi un verso qualche tempo dopo.
PERCHÉ JACK:?
Jack: non è frutto dell’immaginazione e nemmeno una persona reale o una cosa. È il mio modo di venire a patti con la coscienza, la consapevolezza più profonda del proprio Io, diversa per ognuno di noi. Jack è quella parte di me che ha potuto toccare con mano successi e fallimenti, assaporare la dolcezza pungente dell’amore e vedere con i propri occhi le orme lasciate lungo il sentiero. Una vera e propria sinestesia di ciò che si è fatto e che si farà.
PERCHÉ PROPRIO LA POESIA?
Quasi ogni persona con la quale ho a che fare, anche solo per un vago accenno di saluto quando capita, mi domanda incredula: “Ma davvero scrivi poesie?”
È arduo esternare la propria anima, la parte più intima di se stessi. Ancora più intricato, diventa credere nel proprio modo di leggere il mondo perché in molti non lo comprendono. A volte pare scritto in una lingua morta che non parla più nessuno oppure con una grafia indecifrabile.
Continuo ad essere quello che sono e a fronteggiare le conseguenze del mio essere per l’idea stessa di lasciare una parte di me agli altri. Una traccia delle linee della nostra che spesso si frangono, diventate incidenti o si incrinano, anche solo in un punto.
La poesia è proprio questo: il punto in comune di più vite tenute insieme per un istante, così banale quanto impattante da doverlo segnare da qualche parte. Come riuscire a codificare quel momento?
Tutto questo è Linearità sghembe.
Il volumetto di poesie può essere ordinato in qualsiasi libreria e con disponibilità immediata nei circuiti Mondadori, Feltrinelli e Ubik.
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