TRAN TRAN

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Tran tran

 Voce onomatopeica che riproduce il rumore ritmico e monotono di un veicolo, di una macchina in movimento continuo. Nel linguaggio popolare viene usato come espressione parzialmente negativa per indicare la monotonia della routine quotidiana: il solito tran tran di tutti i giorni, come ad esempio la ripresa delle solite mansioni quotidiane dopo un intervallo piacevole (vacanze, assenza temporanea eccetera). Il riferimento “sotto traccia” è legato probabilmente allo sferragliare continuo e ripetitivo del tram, il cui rumore al suo passaggio può essere fonte di fastidio e disappunto. Si dice trantràn e si può scrivere anche tutto attaccato: trantran.

Quando invece diciamo o sentiamo dire tram tram facciamo dell’ironia. Oppure ignoriamo la forma propria del detto popolare. E poiché si parla di veicolo su rotaia per il trasporto di persone, ecco che il tram diventa soggetto di un altro modo popolare di dire: “attaccarsi al tram”. Stando al dizionario Treccani, attaccarsi al tram è un consiglio, ironico anch’esso, rivolto a quelle persone a cui non si vuole dare aiuto. Quindi sinonimo di “arrangiarsi”. Il detto deriva dai tram di una volta, che avevano mancorrenti esterni, utilizzati dai ritardatari che letteralmente si “attaccavano” al tram in corsa. Spesso senza pagare il biglietto.

 Onomatopeico

Aggettivo che deriva da onomatopea, figura retorica che riproduce” attraverso i suoni linguistici” di una determinata lingua, il rumore o il suono associato a un oggetto o a un soggetto a cui si vuole fare riferimento.

Routine è l’equivalente francese di tran tran. Voce che compare nel dizionario italiano col significato di: sequenza invariata di azioni, di procedure, con un senso di monotonia.

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